Titolo: La Bottega dei Suicidi
Nazione: Francia/Canada/Belgio
Anno: 2012
Regia: P.Leconte
Con le voci di: P.Insegno, F.Izzo
INTRODUZIONE
Quando si parla di cinema “gotico” o di “fiaba gotica” si tende a pensare quasi sempre esclusivamente a Tim Burton, dimenticandosi che altri registi hano provato a cimentarsi con questo genere, anche se, ovviamente, con risultati non sempre eccellenti.
Anche la Francia ha deciso di tentare un timido approccio a questo genere. Vediamo com’è andata!
STORIA
La Bottega dei Suicidi è un film d’animazione ambientato in un’immaginaria cittadina francese dove la depressione sembra essersi impadronita di tutti gli abitanti, al punto tale da aver innalzato enormemente il tasso di suicidi.
Sfortunatamente, però, “farla finita” per strada è proibito, quindi la gente che vuole compiere questo estremo gesto è costretta a rivolgersi ad un apposito negozio, gestito da un’”allegra famigliola”.
La vita di questi personaggi cambierà drasticamente con l’arrivo di un bambino.
OPINIONI
Nonostante le premesse, apparentemente deprimenti e “macabre” La Bottega dei Suicidi risulta un film d’animazione abbastanza gradevole, impregnato da una certa dose di humour nero, tipica di produzioni del passato come, ad esempio, La Famiglia Addams.
La pellicola ha suscitato qualche polemica, all’epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche, al punto, se non sbaglio, da venire vietata o da riscontrare, comunque, notevoli difficoltà nella distribuzione, probabilmente a causa delle tematiche eccessivamente “forti” o “scomode”.
TECNICAMENTE
Questo film d’animazione risulta molto particolare, oltre che per le tematiche trattate, anche per l’aspetto tecnico in sé e per sé.
Colpisce in modo particolare il constrasto tra la città buia e piovosa, avvolta nell’oscurità e il nagozio della coppia di protagonisti, che risulta accogliente e colorato, nonostante vi venga venduta una varietà incredibile di “strumenti di morte”.
CONCLUSIONI
Una buona pellicola che, come avrete modo di vedere se la guarderete, nonostante il tema trattato, non si prende per niente sul serio o comunque cerca abbastanza spesso di sdrammatizzare.
Non fermatevi alle apparenze, ma cercate di coglierne l’ironia.