Titolo: Voyager
Nazione: Italia
Anno: 2003
Regia: A.Gigante, P.P.Cattedra
Conduttore: R.Giacobbo
INTRODUZIONE
Viviamo in un mondo ricco di misteri, ai quali non sempre la scienza riesce a dare una spiegazione, pur essendo portata, per sua stessa vocazione, a provarci sempre e comunque.
Ecco che allora, dietro a questa sèinta, nascono programmi scientifici o pseudo tali che cercano di dare risposta ai “grandi perché dell’umanità”. Vediamone uno più nel dettaglio.
STRUTTURA
Voyager è un programma tv che, nel corso della sua pur breve storia, poco più di dieci anni, ha subito notevoli trasformazioni, passando da una conduzione classica all’interno di uno studio televisivo a servizi in esterno, spesso anche all’estero.
In alcuni casi si è anche assistito a ricostruzioni in studio di veri e propri ambienti, a volte sfruttando la tecnologia olografica, a volte tentando ricostru<ioni più ”materiali”, simili a set cinematografici.
OPINIONI
Trovo che Voyager sia sia un programma tv molto interessante, che ha saputo adattarsi abbastanza bene alle varie maturazioni e ai vari progressi tecnologici susseguitisi nell’arco di questo decennio, sfruttando, talvolta, anche tecnologie apparentemente fantascientifiche, come i spracitati ologrammi.
Questo aumenta notevolmente il coinvolgimento dello spettatore che ha, così, l’opportunità di vedere ricostruzioni più o meno fedeli di un certo ambiente.
TECNICAMENTE
I servizi di questo programma tv presentano un livello tecnico piuttosto elevato, pur trattandosi di un prodotto televisivo.
Le spiegazioni della voce narrante sono inframezzate, di tanto in tanto, da interventi diretti del conduttore, volti, magari, a chiarire determinati passaggi.
Quando i servizi riguardano fatti o personaggi storici o di fantasia può capitare di assistere ad alcuni intermezzi filmati, presumibilmente tratti da fiction, questo contribuisce ad aumentare ulteriormente il coinvolgimento dello spettatore.
CONCLUSIONI
Un programma molto interessante che tenta di aiutarci a far luce su alcuni misteri, a volte anche piuttosto inquietanti.
Un buon esempio di compromesso tra giornalismo scientifico e narrazion