Titolo: Come un gatto in tangenziale
Nazione: Italia
Anno: 2017
Regia: R.Milani
Con: A.Albanese, P.Cortellesi
INTRODUZIONE
Il pregiudizio, come tutti sappiamo, non riguarda solo gli stranieri, ma anche certe “fasce” o “classi sociali” della popolazione ritenute più semplici ed “ignoranti” di altre.
Quando poi queste classi sociali vivono in aree di grandi città ritenute, stereotipicamente, più degradate la situazione risulta maggiormente amplificata, come in questo caso.
STORIA
Come un gatto in tangenziale è un film che racconta la bizzarra storia di Giovanni, impiegato in particolare gruppo di ricerca del Parlamento Europeo.
Quando l’uomo scopre che il nuovo ragazzo della figlia vive in un quartiere degradato della periferia romana decide di tentare di fare il possibile per sabotare la relazione tra i due, aiutato anche dalla madre del giovane.
Tra mille malintesi e difficoltà i due impareranno, se non altro, a “tollerarsi” reciprocamente.
OPINIONI
Come un gatto in tangenziale è un film molto interessante, per quanto non particolarmente originale ed innovativo: il tema della “lotta di classe” e dell’influenza di un ambiente degradato sull’educazione e la cultura dei più giovani sono temi trattati già molte volte, in molteplici ambiti.
Il titolo si riferisce ad una metafora molto simpatica, utilizzata un paio di volte dai personaggi stessi, per indicare una relazione molto breve: la tangenziale, notoriamente, è molto trafficata, quindi un gatto non può sopravvivervi a lungo senza farsi investire, quindi utilizzare un’immagine come questa per parlare di una relazione significa che si sta parlando di qualcosa che avrà una durata estremamente ridotta.
TECNICAMENTE
L’aspetto strettamente tecnico di questo film non mostra innovazioni significative.
Quello che colpisce, invece, è la caratterizzazione dei personaggi, totalmente opposti: lui è il tipico snob, preciso e perfetto, lei è la tipica “burina” romana, rozza e volgare!
Due mondi totalmente diversi, che finiranno per scontrarsi.
CONCLUSIONI
Un film capace di far ridere in maniera intelligente e di far riflettere, mostrandoci che gli italiani possiamo essere estremamente “razzisti” e xenofobi anche tra loro.