Le vite dei grandi personaggi del passato sono sempre state una grande fonte di ispirazione, sia per quanto riguarda il modello di vita, ovviamente negli aspetti anche più eclatanti, soprattutto pochi anni dopo la loro scomparsa, sia per quanto riguarda tutta una serie di produzioni collaterali che vanno da pubblicazioni e riproposizioni dei loro successi fino all’ambito, decisamente più ristretto dei film biografici.
Nel solco di questa tradiuzione possiamo collocare film sulle vite di personaggi come Marilyn Monroe o altri che hanno avuto vite anche emozionanti, ma talvolta brevi e turbolente, tanto da generare anche dubbi su come siano andate veramente le cose il giorno della loro morte, scatenando tutta una serie di teorie complottistiche e alimentare miti come quello del “Club del 27”, relativo all’ambito musicale che raccoglie le storie di tutti quegli artisti che, per un motivo o per l’altro, non hanno superato la soglia dei 27 anni.
Nell’ambito delle biografie di celebri artisti possiamo citare l’ultimo arrivato Jimi All is by my side che, guarda caso si inserisce esattamente nell’ambito della “mitologia” del club del 27, ripercorrendo la breve vita e l’opera del celebre chitarrista Jimi Hendrix, dall’anonimato come turnista all’affermazione in terra britannica con una piccola band, la Jimi Hendrix Experience, abbracciando, quindi, un arco temporale che va dagli anni Quaranta alla morte negli anni Settanta, anche se il film arriva solo fino al festival di Monterey, il resto è storia che potrebbe benissimo essere raccontata in un documentario sulla storia del rock.
La regia di Jimi All is by my side è affidata a John Ridley e i ruoli principali sono di Andrè Benjamin ed Hayley Atwell.
L’ennesimo film, insomma, che si inserisce all’interno del vasto panorama delle biografie, raccontando, questa volta, la vita di una più grandi leggende del rock.
Vedremo se le prestazioni degli autori saranno all’altezza del personaggio